Il basso-tuba

Il basso-tuba

Il basso-tuba

 Intanto non va confuso con l’antica tuba, lunga e diritta, dal suono grave e squillante, che in realtà era una tromba. Nella pratica il flicorno basso, il basso-tuba, il basso e la tuba semplice, chiamata wagneriana, e se vogliamo anche l’eufonio, sono tutti bassi e producono lo stesso effetto. Fra tutti gli ottoni, la tuba è quello che produce le note più gravi e può essere considerata della famiglia dei flicorni bassi.  Dispone di un bocchino particolare (una via di mezzo tra quello del trombone e l’altro del corno), è munita di quattro pistoni e di un largo padiglione. La tuba fornisce un ampio e maestoso supporto armonico a tutta l’orchestra. Come accennato, una scorretta consuetudine linguistica locale chiamava in passato “trombone”, oltre ai tromboni veri e propri,  tutti gli strumenti dal bombardino in giù, quindi comprese le tube:  ciò ha complicato notevolmente la distinzione di molti suonatori, per cui è risultato inevitabile inserire i suonatori di tuba nel più vasto elenco dei suonatori di flicorno basso, contrabbasso e basso grave. Un tempo si utilizzò addirittura una tuba enorme, la tuba subbassa, alta più di tre metri e con il padiglione di m. 1,80. Solo mancava chi la portasse a spasso.

 

Cesare Carli (1827/), Domenico Pantani (1832/), Leopoldo Boscaglia (1838/1906), Pietro Fusari (1847/1913), Bartolomeo Bottai (1860/), Barlaam Marchi (1872/1964), Galileo Bertolli (nr), Matteo Innocenti (1884/1953), Antonio Petri (1888/), Luigi Innocenti “Pimpì” (1889/1969), Tommaso Vallini (1891/1975), Otello Marchi (1897/1987), Amaddio Barlettani “Canarino” (1901/1990), Lorenzo Spagnoli (1905/), Angiolo Morganti “Pirro” (1909/1971), Giuseppe Guidoni (1920/2000), Lido Tamburini (1929/1998), Agostino Badalassi (1935/viv.), Nevio Salvadori (1947/viv.), Giampiero Franchi (1947/viv.), Adriano Giannini (1963/viv.).

 

Uno dei più famosi solisti fu Bartolomeo Bottai, socio onorario della Filarmonica, capace, si diceva, di assoli possibili solo, e non sempre, a diplomati odierni.

Il più noto comunque dei bassi fu forse Barlaam Marchi, tanto appassionato di opera lirica da mettere a tutti i figli il nome di altrettanti titoli di opere liriche e da indurre, quasi imporre, a due figli, Otello e Poliuto, di darsi alla musica.

Ed anche Otello uguagliò il padre, oltre a rendersi prezioso come versatile ed in particolare come riparatore di strumenti.